Formula 850 Del Giovane, bruttina ma gagliarda!

L. P.

Una racer fatta in casa ci riporta negli anni Settanta dei costruttori di quartiere, piccoli maghi che sapevano ingranare la marcia della passione con mezzi veloci come schegge

 

Dalla seconda metà degli anni Sessanta, i due fratelli Del Giovane, Augusto e Luciano, hanno lavorato a Roma come preparatori per auto da corsa e Formule, un’attività all’epoca particolarmente prolifica. Oltre a numerose gare di campionato, per i due meccanici c’erano anche a portata di mano l’autodromo di Vallelunga e quello di Magione, inaugurato nel 1973.

 

Pronti, partenza, via! Dopo la loro prima “creatura”, una derivata Abarth, hanno continuato nella loro officina di via Macedonia a potenziare motori per la scuderia di gentlemen driver di cui hanno seguito la stagione agonistica: la scuderia Del Giovane, appunto. La stagione del 1971, però, non è stata particolarmente felice. Ed ecco che per recuperare l’onore del nome, i due fratelli, nei primi mesi dell’anno successivo, hanno costruito una nuova auto per la Formula 850. La racer, derivata come regola dalla meccanica Fiat dell’omonima vettura, è stata strutturata in fretta e in furia – come raccontato da Augusto – e la stessa carrozzeria è stata approntata con semplici rivettature, usando l’allumino che c’era in officina.

 

 

La vernice inglese. I pannelli sono stati assemblati rozzamente, seguendo la struttura tubolare della stessa vettura: l’aspetto che ne è derivato è spigoloso e aggressivo, in controtendenza rispetto a un genere di carrozzeria che si stava affermando all’epoca con linee morbide e suadenti. All’epoca non era semplice trovare una vernice forte che prendesse sull’alluminio senza base di stucco e senza fondo, evitando un aggravio di peso. E così, un pilota in servizio per Alitalia amico dei Del Giovane ha portato dall’Inghilterra una speciale vernice di colore azzurro, che di fatto è stata trovata sotto l’attuale colore rosso della vettura. Era un solo barattolo, tanto che alcune parti dell’auto sono rimaste senza verniciatura e per completarle “è stata impiegata una vernice verde che era in officina”. Anche la verniciatura, come la carrozzeria, è stata realizzata di fretta, con qualche spruzzo e via.

 

Spirito “No frills”. “La macchina aveva da anda’ forte, non aveva da esse’ bella, eccome se andava!”: ha ricordato ora Augusto Del Giovane. Tecnicamente, il motore Fiat 850 è stato portato a 896cc e il radiatore inserito avanti in posizione obliqua con inclinazione di 36°. Il cambio poteva essere di derivazione della Fiat Giardinetta, oppure delle Fiat 850 stessa; i rapporti sono stati comprati, poi assemblati e montati dai Del Giovane. Punzonata con il n. 003, la vettura ha preso parte al campionato italiano F850 nel 1972 prima di essere venduta al pilota Annino Conti due anni dopo.

 

 

A tutto gas. I risultati della stagione sono stati lusinghieri, con Augusto primo classificato il 16 aprile a Monza e il 10 settembre a Vallelunga. In totale auto e driver Del Giovane hanno disputato sei gare, più una suppletiva. Ancora, nel circuito laziale, nel 1973 Augusto è arrivato primo in classifica il 18 marzo e di nuovo l’anno seguente, il 9 giugno: sempre nell’ambito del campionato F850 nazionale. Nel 1974 ha conseguito altre posizioni iridate anche al Mugello e a Magione. Dopodiché, nel 1978, ha partecipato al nuovo campionato denominato Trofeo Formula 850 con cilindrata portata a 903cc e motore GBC derivato Fiat 850 (o Fiat 127): anche in questo caso la piccola si è guadagnata un podio, stavolta con Nicola Fasanella.

 

 

Cambiare perché nulla cambi. Come molte auto derivanti dall’ex ormai Formula 850, nei primi anni Ottanta la Del Giovane è stata riconvertita e aggiornata per gareggiare nella nuova Formula Panda con lo stesso motore 903cc. Oggi l’auto ha le caratteristiche proprie di questa categoria, con passo allungato e modifica alle sospensioni: caratteristiche, queste, con le quali in quegli anni si cercava di allungare la vita sportiva di telai considerati obsoleti. Del resto, ormai all’interno della categoria si affacciavano costruttori professionali e semi industriali. La stagione delle “artigianali” era finita ed è proprio questa testimonianza di modifiche da “canto del cigno” a dimostrarlo. Il ruolo di questa piccola racer sarebbe stato da lì in poi quello di auto trainer, o poco più.

Da Lecce con furore. Ritrovata nell’estremo lembo di terra del Sud Italia da un collezionista che l’aveva riposta in quiescenza, dopo peripezie di cambi di custode la piccola Del Giovane è arrivata alla fine del 2019 nelle mani di un nuovo “custode pro-tempore”, il sottoscritto. Mi sono messo subito alla ricerca della sua identità e della sua storia, perché non si lascia all’oblio ciò che con ingegno e passione ha preso vita in quei fantastici anni di entusiasmo e di abili artigiani tuttofare. Sono stati anni che hanno avvicinato “l’Italia del piccolo” a costruttori di importanza nazionale. Ecco che cosa rappresenta questo minuscolo veicolo rozzo, brutto e cattivo: la voglia di fare, e di correre, di una famiglia che, con pochi arnesi e un tornio casalingo, ha avuto un lustro neanche poi così lucente come meriterebbe. Una famiglia costruttrice di piccoli sogni capaci di avverarsi. L.P.

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