Il mito dell’Alfa 156 raccontato sin dalle origini

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Il nuovo libro di Ivan Scelsa ripercorre la genesi e la storia dell’Alfa 156, un’icona di design

 

Non tutti sanno che si sarebbe dovuta chiamare Giulietta. Il nome avrebbe dovuto caratterizzare il segmento in cui si sarebbe inserita e nel contempo avrebbe espresso quella continuità formale con la storia e i richiami stilistici che con essa venivano evocati. Di fatto, però, prevalse la logica della numerazione in sequenza e, poco prima della sua presentazione ufficiale a Lisbona, nel 1997, il nome della vettura cambiò in “Alfa 156.” Il nuovo libro di Ivan Scelsa, giornalista e scrittore appassionato di storia dell’automobile, è proprio questo: una monografia che offre lo spunto per ripensare al design degli anni Novanta.

 

 

Ivan Scelsa, 45 anni, con una delle prime copie della sua monografia sull’Alfa 156

 

Perché un volume sull’Alfa 156?
“Semplicemente perché iconica, con quella fanaleria incastonata come un elegante gioiello… preziosa per il suo trilobo all’anteriore che custodiva il logo e da cui si sviluppavano linee generose che correvano lungo tutto il cofano motore, fino a perdersi negli specchi retrovisori esterni e poi via, leggere sulle fiancate, appena accennate, per riprendere in coda decise. Inoltre perché è tecnologicamente avanzata, con il suo Unijet ad aprire uno squarcio nel mondo dei propulsori a gasolio. E ancora, esageratamente potente e prestazionale, con le sue coniugazioni a sei cilindri, sempre vincente in gara contro le rivali tedesche di turno”.

 

Arcangelo Jeker, designer dell’allora Centro Stile Alfa Romeo di Arese, al lavoro sugli interni dell’Alfa 156. Il designer ha curato la prefazione di Alfa Romeo 156 ed è anche presente fra le pagine del libro intervistato dall’autore insieme al collega Zbigniew Maurer e alla pilotessa Prisca Taruffi

 

Qual è stato il grande pregio del modello?
“La 156 ha saputo esprimere quanto di meglio abbia rappresentato il Centro Stile Alfa Romeo degli anni Novanta che, dopo l’abbandono del Portello a Milano e il trasferimento ad Arese, ebbe il compito di tracciare la nuova identità del Marchio. Nell’aria c’era una visione nuova del design che strizzava l’occhio all’innovazione. Grazie a un ristretto gruppo di designer alle dirette dipendenze dell’estro di Walter de Silva, questa berlina ha fatto sognare un’intera generazione di automobilisti rappresentando un punto di rottura con il recente passato che gli Alfisti, quelli rimasti delusi dall’Alfa 155 per le troppe sinergie con altre vetture del Gruppo Fiat, volevano presto dimenticare”.

 

Infatti nel 1998 fu premiata come auto dell’anno.
“Come si dice in questi casi: fu amore a prima vista! Non solo il pubblico, ma anche la critica di settore ne decretò l’immediato successo con commenti lusinghieri. In otto anni di carriera, verrà venduta in oltre 680mila unità. E poco importa se i clienti la acquistassero perché dinamica ed economica o perché bella, potente e prestazionale: a distanza di oltre vent’anni, continua a segnare il mercato, divenendo oggi il nuovo desiderio collezionistico a cui in tanti hanno già rivolto l’attenzione”.

 

 

Alfa Romeo 156, Giorgio Nada Editore, 126 pp, 328 fotografie, 28 euro (26,60 euro online)

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