Isotta Fraschini 8C Monterosa, l’ultimo gioiello del grande marchio milanese è tornato a splendere
Uno dei due prototipi esistenti della lussuosa Isotta Fraschini, che avrebbe dovuto far rinascere l’azienda, è stato protagonista di un raduno di spettacolare eleganza con il gotha del collezionismo milanese
Oltre che un raduno di automobili di gran fascino, una sequenza di incontri e di sorprese di altissimo livello. Arte e Motori del Rotaract Club Saronno ha avuto dell’incredibile. Un po’ perché riunire il popolo delle anteguerra è notoriamente una missione non semplice, e un po’ perché fra tante presenze eccezionali – compreso una personalità che in Italia ha fatto la storia dell’automobile come l’avvocato Eric Maggiar – c’era anche una vettura in arrivo direttamente dalle pagine dei libri. Anzi, da Pebble Beach: l’unica uscita della sua vita, l’Isotta Fraschini 8C Monterosa Touring del 1947 l’aveva fatta due anni fa al concorso d’eleganza più grande al mondo. Poi, i primi 50 km il 2 giugno, appunto. Al raduno organizzato in collaborazione con la Scuderia Savoia Cavalleria, tra un’invasione da “museo itinerante” nella graziosa Appiano Gentile e l’approdo finale, nel pomeriggio, nella città di Saronno.
Saronno capitale dell’automobile. La cittadina in provincia di Varese è decisamente una destinazione familiare per l’8C Monterosa. Qui, all’emozione di poterla vedere da vicino si è unito il momento toccante dell’accoglienza che le hanno riservato nella piazza principale gli ex dipendenti dell’Isotta Fraschini. Loro, che nello stabilimento locale del prestigioso marchio milanese ricordano la vettura abbandonata in un magazzino fino alla chiusura dell’azienda nel 1949: “Ne abbiamo recuperate tre”, hanno raccontato. Il modello, di gran classe, è rimasto allo stadio di prototipo. Era stato battezzato in onore della sede di via Monte Rosa 79 a Milano dopo lo sfollamento a Saronno dovuto ai bombardamenti del 1943. La speranza era che traghettasse l’azienda fuori dalla crisi del Secondo Dopoguerra.
Il sogno di una vettura extra lusso. Il primo prototipo della 8C Monterosa, andato perduto, era carrozzato Zagato; poi ci sono state una cabriolet Boneschi, una berlina della Carrozzeria Touring a quattro porte, andata perduta anche lei, e questa meravigliosa berlina in configurazione a due porte. Inizialmente era in verde metallizzato chiaro, poi nera, e ora è tornata al colore originale grazie al proprietario, l’architetto Corrado Lopresto. Il motore rappresenta l’ultimo capitolo del portentoso Tipo 8 dell’Isotta Fraschini, un 8 cilindri a V che qui è stato montato posteriormente secondo il progetto degli ingegneri Fabio Luigi Rapi e Aurelio Lampredi.
La Fiat 2800 del re. Alla giornata fra le colline attorno a Saronno hanno preso parte, fiere e determinate, alcune fra le più belle vetture del collezionismo milanese fino agli anni Trenta. Tra loro, una rarissima Ceirano CS – la più anziana – e cinque rappresentanti della Casa torinese per antonomasia quali una 503 e una 514 Torpedo, una 515 Berlina, una 1500 A e, infine, niente meno che la 2800 Torpedo del 1939 del re Vittorio Emanuele III. L’auto era successivamente passata nelle mani di Mussolini, che l’ha impiegata per ricevere capi di Stato accumulando una quantità di km che è simbolica anche lei, 23mila in tutto, e ora appartiene alla stessa famiglia dal 1969. A quanto pare, l’abitudine di starsene a riposo era già nel suo destino: “Anche se rimane ferma sei mesi basta girare la chiave e parte subito, non serve manutenzione”, fa sapere l’attuale custode. La qualità della fascia medio-alta delle Fiat di quegli anni si fa ancora sentire.
Silenziosa come solo una Rolls-Royce. Tre, addirittura, le Rolls Royce, di cui una 20 HP e due 25/30 HP. Una di loro ha avuto solo due proprietari e di questi il secondo, che è poi l’attuale, l’ha comprata più di trent’anni fa. Conserva ancora la fattura di quando l’auto è stata acquistata per la prima volta, nel Kent. Bicolore, con carrozzeria in alluminio Cockshoot, da vera regina della strada non ha mai avuto bisogno di alcun restauro, soltanto di una riverniciatura appena comprata. “Le ho cambiato solo le gomme, mai toccati nemmeno i freni meccanici a bacchetta”, precisa il suo driver, che negli anni passati l’ha fatta scorrazzare per almeno una decina di Transappenninica, una manifestazione per anteguerra di circa 1500 km ora scomparsa. Persino la radio è funzionante: una radio a valvole degli anni Quaranta che, con la sua brava antenna, è ancora in grado di prestare servizio.
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Beautiful RR
Elegant, excellent……