Quando il Detailing è al top per davvero
Massimo rispetto delle superfici, manualità sapiente e accorgimenti speciali messi a punto da Marcello Mereu fanno risplendere di bellezza le automobili d’antan
Perfezionista per vocazione e cultore dell’eccellenza per passione. E non poteva che essere così, dopo 16 anni passati nell’industria della moda prima di applicare alle automobili la cura estrema del dettaglio. Marcello Mereu, 45 anni, è un Haute Detailer. È fautore cioè di un detailing per auto d’epoca ai massimi livelli, nel quale l’opera dell’uomo, con la sua preparazione tecnica, i suoi costanti aggiornamenti e una sapienza nata da una dedizione approfondita costituiscono un vero valore aggiunto. È andata così: ha lasciato la sua Sardegna alla fine degli anni Novanta per Parigi, dove ha iniziato la gavetta (“facevo caffè”) e ha fatto pian piano carriera fino alla carica di direttore commerciale. Si è poi spostato a vivere in altre città europee e infine, nel 2015, è rientrato in Italia. “A quel punto l’incantesimo si era rotto”, racconta. “Non mi piaceva più lavorare nella moda”. Da lì alla decisione di un periodo sabbatico negli States il passo è stato breve, fino all’incontro a New York con il car Detailing. Dove però all’epoca secondo lui erano erroneamente i prodotti a farla da padrone. Il tempo di seguire un corso in un’azienda svizzera del settore e di lavorare per qualche mese presso un loro distributore ed ecco l’apertura del primo studio, vicino Milano, e poi il trasferimento nella metropoli, dove è ora. Intanto proseguono le serie Tv nelle quali è protagonista: Cortesie per gli ospiti di cui vedremo su Motor Trend l’edizione 2022, mentre a settembre sarà trasmesso un suo speciale su Discovery Plus.
Le automobili sono un suo grande amore sin da quando era bambino. Quale elemento la seduce di più del suo lavoro? Forme, superfici, riflessi della luce…
“È il dialogo con le superfici durante la loro decontaminazione che mi interessa: a volte può essere anche molto difficile, quindi sfidante. Ultimamente ho lavorato alla Giulietta TZ2 del 1966 di Simon Kidston: un caso piuttosto critico, perché l’auto è vissuta, ha fatto molte competizioni e ha un’età importante. La superficie presentava parecchie crepe, persino chiudere gli sportelli comportava il rischio che saltassero via delle parti. Una signora così agée doveva per forza essere trattata con grande cura. Di certo non le si poteva piazzare sopra una lucidatrice elettrica, perché peso e vibrazioni avrebbero compromesso ulteriormente la sua superficie, che è stata pulita del tutto a mano con piccoli gesti pazienti”.
Quanto tempo ha impiegato?
“E stato un detailing completo molto prudente e conservativo per il quale ho lavorato cinque giorni. In questi casi devo attingere dal restauro pittorico, fermando il degrado senza togliere originalità a nulla. Anche lo scudo Alfa Romeo era contaminato di vernice perché sicuramente vi è stato fatto un ritocco e ho dovuto rimuoverlo meccanicamente con un punteruolo: se avessi usato del solvente avrei probabilmente opacizzato il cristallo di plastica e non si sarebbe più letto il logo”.
Le capita di lavorare a dei modelli con maggiore ricorrenza rispetto ad altri?
“Sì, sono specializzato nelle Porsche: 911, 993, 964, 996. Ne faccio molte, le conosco ormai a menadito”.
Come riesce a mantenersi aggiornato in fatto di strumenti e tecniche?
“Ho due persone di riferimento, entrambi esperti. Uno di loro lavora in un’azienda leader di prodotti per la lucidatura e ancora dopo sei anni che faccio questo mestiere lo interpello per i casi più complessi. Mi arriverà a breve una Lamborghini Miura che è stata riverniciata più volte: dovremo vedere con lui qual è il trattamento migliore, perché in casi del genere le varie riverniciature non hanno sempre lo stesso trattamento di lucidatura, per cui la prima cosa è capire. A volte ci scontriamo, anche. Perché ovviamente negli anni ho maturato anch’io delle convinzioni e delle tecniche”.
Qual è, ad esempio, una sua tecnica personale?
“Sicuramente l’uso di una piccola spatola d’acciaio per la creta, strutturata in due parti: coperta con un panno in microfibra, mi permette di arrivare in quegli interstizi dove magari c’è della vernice crepata e non posso andarci con dell’acqua o con un prodotto chimico. Oppure nel contorno di un faro, o tra una guarnizione del finestrino e il vetro per rimuovere depositi magari quarantennali”.
Quali sono secondo lei le caratteristiche imprescindibili di un Haute Detailer?
“Massimo rispetto per l’unicità delle cose e cultura. Mi preparo continuamente per affrontare le situazioni più complesse, studio tutti i giorni. Serve poi un continuo confronto: anche con il cliente, che è una fonte di informazioni importantissima. Una cosa che ho sempre combattuto sono invece le frasi del tipo “Questa macchina ha bisogno di tre step”: ma dov’è scritto che debba essere così? Magari l’esemplare ha solo bisogno di una rinfrescata. Spesso gli smalti diretti sono solo ossidati e in un giorno si riesce a lucidarli. Ogni auto ha la sua cura e questo è particolarmente vero quando si parla di vintage. Perciò rigetto in maniera feroce qualsiasi metodologia standardizzata”.
Come mai la scelta della sede presso Garage Italia di Lapo Elkann?
“Con Garage Italia sono in collaborazione e in partnership. Loro con me sono stati una sorta di mecenati, hanno apprezzato il mio particolare approccio al Detailing e mi hanno voluto ospitare nel loro quartier generale”.
Nello specifico, come si possono elencare i suoi servizi di Haute Detailing?
“Lavaggio per auto d’epoca; lucidatura (smalti diretti, micro e primi bistrato); pulizia e cura delle pelli (anilina, semi anilina, pigmentata e Connolly). Tra l’altro l’aver lavorato molti anni nella moda mi avvantaggia nel trattamento delle pelli, che conosco bene perché, essendomi occupato anche di accessori, andavo direttamente nelle concerie. Ultimamente mi sto specializzando nella pulizia manuale del motore senz’acqua, solo con umidità calibrata e un’emulsione di acqua e olio di naturale di cocco”.
Qual è stata la sua più grande soddisfazione da quando ha aperto l’attività?
“Ne ho avute tante, a dire il vero. Sono un fan sfegatato di Pio Manzù e una volta suo figlio mi ha portato una loro Fiat 127. Mi veniva da piangere, ero troppo felice”.
Marcello Mereu
Garage Italia
viale Certosa 86, Milan
Profilo Instagram
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ciao Marcello! Leggo sempre tutti tuoi articoli sul web. Domanda, forse una stronzata, ma come fai a renderti conto che tipo di pelle sia? È un ragionamento basato sull’epoca della macchina, la precedenza e il marchio? Lo so che alcune al tatto sono facilmente identificabile, un vero cuoio è molto diverso da un vinile anni 70, ma a volte in auto moderne la qualità dei tessuti fa confondere al meno a me. E poi la differenza tra pelle anilina e semianilina ? Si vede a semplice vista?
Grazie in avanti!
How ! Una cosa alla volta anilina o semi anilina le riconosci perché L acqua penetrata.
Per quanto riconoscere le pelli , ringrazio i sedici anni nella moda che mi hanno dato la possibilità di vedere una quantità di pellami infinita . E nel mio lavoro di oggi vedendo solo vintage un giorno è Skai un giorno è Connolly un giorno una pelle Frau ( le prime di frau per Maserati sono lo stato dell arte ) !!! Quindi la varietà mi da la possibilità di conoscere sempre più cose che non conosco