Ferruccio Lamborghini incluso nella Hall of Fame dell’Automotive

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L’organizzazione americana dedicata agli innovatori dell’automobile ha voluto immortalare il fondatore della Casa del Toro tra i nomi eccellenti del settore di tutti i tempi

 

La lastra di marmo con la firma di Ferruccio Lamborghini è stata collocata nella Hall of Honor. Siamo a Dearborn, nel Michigan, nell’edificio in cui si trova la sede dell’Automotive Hall of Fame, la no profit che celebra la memoria dei leader e degli inventori dell’automobilismo. Fondata nel 1939, include nella sua sede al 21400 di Oakwood Boulevard 757 persone di tutto il mondo il cui lavoro ha avuto un impatto dirompente sulle sorti del settore e della mobilità. Alla cerimonia di deposizione della lastra di marmo ha partecipato Andrea Baldi, CEO di Automobili Lamborghini Americas. Per festeggiare l’ingresso del self-made man emiliano nel tempio dei grandi delle quattro ruote di tutti i tempi una schiera di personalità dell’industria dell’auto si è poi riunita al The Icon, sul lungofiume di Detroit, il 21 luglio. 

 

 

Mai riconoscimento fu più appropriato. Vulcanico, audace, inarrestabile: Ferruccio Lamborghini ha basato tutto il suo lavoro nel costante desiderio di innovazione e miglioramento. Sin da quando, già nel 1946, ancora turbato dall’esperienza della Seconda Guerra Mondiale ha aperto un’officina di riparazioni meccaniche in un piccolo locale a Cento, dove era nato nella frazione di Renazzo nel 1916. Poi, le immancabili trasformazioni di una Topolino in auto da corsa, tipiche di quegli anni, e il debutto come costruttore di trattori. Impiegava i motori Morris a 4 e 6 cilindri che comprava come residuati del conflitto bellico. E li andava direttamente a vendere lui, i suoi Carioca e gli L33, ai contadini della Bassa padana. Finché il successo non l’ha portato a produrre tanti altri modelli con motori costruiti in proprio e a dare vita al progetto “Lamborghini Auto” nel 1963.

 

 

Fenomeno planetario. La laurea honoris causa in ingegneria gli è arrivata nel 1968, un anno prima di essere nominato Cavaliere del Lavoro e a sei anni dalla sua prima GT, la Lamborghini 350 GTV uscita nel 1962 con la carrozzeria di Franco Scaglione. Poi sono arrivate la 350 GT e la 400 GT come preludio del capolavoro che diverrà uno status symbol del suo tempo e una delle auto più desiderate al mondo ancora oggi, la Miura, seguita nel regno delle dream car dalla Countach. Ma nella rosa di meraviglie progettate da Ferruccio Lamborghini ci sono anche la concept Marzal – dalla quale ha preso forma l’Espada – e l’Islero. Poi la Jarama, la Urraco, la Jota. Vetture sempre battezzate con nomi di tori da allevamento, come da tradizione della Casa, e tutte espressioni massime di potenza e design. 

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