Fra i trulli della Valle d’Itria su un’Alfa Romeo 2600 Sprint in forma smagliante

Vincenzo Rutigliano

Erede del grande successo dell’Alfa Romeo 1900 dopo la berlina 2000, l’Alfa Romeo 2600 Sprint, uscita nel 1962, presenta solo qualche lieve ritocco stilistico rispetto alla sua diretta progenitrice. In compenso ha un motore del tutto nuovo, ampliato a 2582cc (165 CV), e freni a disco anteriori, applicati poi sulle quattro ruote dall’anno successivo. Oggi l’Alfa Romeo 2600 Sprint è rara e in particolare il colore verde oliva di questo esemplare del 1964 ne esalta le linee sinuose e piene di grinta sportiva. Ecco il racconto del suo viaggio dal Piemonte alla Puglia con qualche piccolo capriccio da star

 

È il Natale 2007. Dopo pranzo, tra una chiacchiera e l’altra, confesso a mio fratello di aver scovato un’Alfa Romeo 2600 Sprint bellissima che sembra in ottima forma: ho preso contatto con chi ha messo in vendita l’auto e sono venuto a sapere che si trova a Omegna (Verbania). “Nessun problema”, mi fa lui, “sarò da quelle parti per lavoro la prossima settimana. Vado a vederla”. Gli fornisco il recapito e attendo. Dopo qualche giorno arriva l’ok, è tutto come descritto e ha anche trattato il prezzo. Pianifico il viaggio con un comodo vagone letto Bari-Milano, quindi Milano-Verbania. La mattina del 22 gennaio arrivo a Omegna, è una giornata bellissima e il Lago Maggiore è un incanto. Incontro il proprietario, che chiamerò Augusto. È AD di una S.p.A. La 2600 Sprint trasmette una sensazione di benessere solo a guardarla, con quel verde oliva abbinato agli interni in cuoio che mostrano i segni del tempo passato; il frontale è monumentale, con quei quattro fari e gli stemmi del RIAR (Registro Italiano Alfa Romeo) e del Trophaeum Club Alfa Romeo sulla griglia. L’auto è stata omologata dal RIAR nel 1991 nonostante avesse assunto una diversa colorazione rispetto all’originario blu. Augusto, 54 anni, la possedeva dal 1983. Perché si stesse separando, dopo 25 anni, da quella che i suoi dipendenti definivano “la sua morosa”, non gliel’ho mai chiesto.

 

 

Provo l’auto, il 6 cilindri in linea trasmette una sensazione di docilità e ti catapulta, in un attimo, nel ruolo del “Cumenda” degli anni Sessanta. Espletate le pratiche di rito, pieno di benzina e cordiali saluti, sono in autostrada in direzione Torino. A metà strada, dopo circa 75 km, la bella Alfa Romeo si ferma come per un black-out elettrico, accosto nel panico. L’impianto elettrico è a posto e tutto gira regolarmente ma a riavviarsi non ci pensa nemmeno. Poi, dopo dieci minuti, riparte come se niente fosse. Avevo appena fatto la conoscenza con il vapour lock. Arrivo piacevolmente a Torino, da dove ripartirò in treno verso casa, e il casellante esce dal suo gabbiotto sprizzando tutto il suo più genuino entusiasmo per ciò che quella splendida giornata d’inverno gli ha fatto vedere. Attraverso tutta la città e le sue ZTL, indenne, fino alla stazione, dove in serata l’Alfa viene caricata sul convoglio destinato a Bari. Si parte. Dopo una bella dormita rivedo la vettura appena scaricata, ha cambiato colore, è diventata rossa per la polvere dei freni del treno ma poco male: un lavaggio e via verso casa senza inconvenienti. Dopo qualche giorno sono dall’amico Frank per la sua benedizione. Lui ci gira intorno, scatta qualche foto ed è subito al volante. È entusiasta, e lo sono anch’io: “Frank approved“.

 


A quel punto scatta il tagliando completo e via in carrozzeria per un trattamento “fino al ferro” del pianale e bonifica del serbatoio carburante. Quella del rifacimento del pianale è una mia mania per conservare nel migliore dei modi le componenti portanti non a vista delle auto, che sono spesso le più trascurate. Ci giro parecchio e, di tanto in tanto, la 2600 diventa scorbutica; a volte si spegne. Candele e cavi nuovi, puntine platinate, bobina, condensatore, revisione dei 3 carburatori doppio corpo Solex PHH 44 (sono gli stessi che monta la Mercedes 190 SL) sono tutti tentativi che non risolvono il problema. Il problema è quello del vapour lock, ossia della trasformazione del carburante dallo stato liquido a quello gassoso prima che raggiunga il motore, quando si verificano aumento della temperatura e bassa pressione di alimentazione. La soluzione suggerita dai soloni è quella di sostituire i carburatori con degli Weber. Sono pronto al salasso e mi rivolgo a Giorgio, il mio carburatorista, per il trapianto.

 

 

Giorgio mi guarda di traverso e dopo un po’ proferisce il suo verdetto: “Se vuoi cambiare i Solex con dei Weber devi cambiare anche carburatorista, il problema è nella distribuzione, non degna di quella macchina”. Con la coda tra le gambe me ne torno a studiare il problema e scopro che in Olanda producono un sistema di accensione elettronica, proprio per questo modello, che sostituisce lo spinterogeno meccanico lasciando inalterata l’estetica vintage del vano motore ma con una iniezione di tecnologia da Formula 1. Ci provo. Da allora la vecchietta è veramente arzilla e non mi ha mai più mollato anche se, in tutta onestà, gli oltre 200 Km/h di cui è accreditata non li ho mai nemmeno sfiorati al pensiero di quei magri pneumatci 6,50 x 16 su cui poggia… but I believe.

 

SCHEDA TECNCIA

Alfa Romeo 2600 Sprint (conservata)

6 cilindri verticali in linea

cilindrata 2582 cc

potenza 165 CV a 5.900 g/min

blocco e testa cilindri in lega leggera

3 carburatori Solex – orizzontali – doppio corpo tipo 44 PHH

peso a vuoto 1370 Kg

velocità massima oltre 200 Km/h in V marcia

prezzo dell’autoveicolo £ 3.375.000

prima iscrizione nel pubblico registro 31.08.1964

omologazione 389 Registro Italiano Alfa Romeo

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