La Ford Mustang GT di Zagato che ricorda Steve McQueen

Laura Ferriccioli

Con il suo colore verde, questa one-off si rifà al più famoso inseguimento della storia del cinema

 

A prima vista fa pensare alla protagonista di Bullit ma in realtà questa Ford Mustang GT del 1967 ha qualcosa in più rispetto alla verde star di Hollywood immortalata nel film con Steve McQueen (1969). Innanzitutto è un esemplare unico, perché modificata su richiesta. Poi, il motivo di questa sua esclusività deriva niente meno che dal fatto di essere stata personalizzata in casa Zagato. E scusate se è poco. Alla fine degli anni Sessanta, l’epoca in cui fu importata in Italia da nuova, usava così: il “cummenda” di turno, che poteva permettersi certi sogni a quattro ruote, acquistava e poi richiedeva l’intervento di stilisti perché l’auto si distinguesse rispetto a qualunque altra. E così, questo esemplare con motore Ford 289 Windsor A-Code di 4.736cc (225 cv, 4 marce) è arrivato direttamente a Rho nel quartier generale della Carrozzeria, dopo che Gianni Zagato ne ha seguiti passo passo l’arrivo dall’America e lo sdoganamento. Fu il primo proprietario, a inviarcelo: un costruttore edile di Chieti indirizzato verso la “z“ con la Saetta dalla compagna, che era vedova di un alto dirigente Pirelli e conosceva da vicino il mondo dell’automobile. L’affinità di questa Mustang con l’auto dell’inseguimento automobilistico più famoso del cinema è stato voluto proprio da Zagato, che ha cambiato da bianco a verde il colore della carrozzeria ispirandosi, appunto, alla vettura del film leggendario. Le altre variazioni apportate riguardano l’avantreno e il frontale, con i fari rettangolari anziché tondi, una presa d’aria aggiunta sul cofano, le frecce inserite sul paraurti, le targhette Zagato sui due lati e gli inserti laterali in sky bianco apposti sui sedili anteriori neri.

 

 

Ferma al capolinea. Quando il costo della benzina negli anni Ottanta andò alle stelle, il possessore di quest’auto decise di metterla da parte e anche prima non è che l’avesse fatta viaggiare molto, per lo più ci aveva fatto la spola dall’Abruzzo a Milano per vedere la compagna. Fatto sta che la Mustang è rimasta ferma in un capannone per 15-20 anni, dove è stata poi trovata da un signore che l’ha acquistata e regalata al figlio, attuale possessore, nel 1995 per i suoi 21 anni. Intanto era stata ereditata dal nipote del primo proprietario, che era mancato e non aveva figli. “Aveva 46mila km, era nuova”, racconta l’intestatario. “E l’ho restaurata, sbagliando”, prosegue. “Ma adesso è facile parlare, col senno di poi, invece allora non esisteva neanche internet e, quando finalmente col numero di telaio scoprì, tramite un museo statunitense, che l’auto in origine era bianca, la feci rifare di quel colore. Poi, quando Paolo Di Taranto della Zagato ha trovato negli archivi aziendali alcune foto in bianco e nero della vettura, abbiamo capito che in realtà era verde scuro e l’ho rifatta riverniciare così”. Era l’anno del centenario del brand e, a detta del suo driver, l’esemplare è stato anche l’unico certificato per l’occasione.

 

 

Rinascita alla grande. Un primato, quello della certificazione, che si accompagna per questa sportiva a un altro record prestigioso, ovvero l’essere l’unica Mustang in assoluto ad aver preso parte alla 1000 Miglia. Già, perché il Coupé, che di km ne ha ora 90mila, è stato segnalato da Andrea Zagato quando dall’organizzazione della Freccia Rossa hanno chiesto di selezionare 12 supercar. Ecco come mai questa Ford Mustang GT ha partecipato l’anno scorso alla “corsa più bella del mondo” con il numero 801, che ora a quanto pare, con estrema fierezza non si vuole più togliere. Era nella sezione del Supercar Owners Club. Lei che ha già di per sé il privilegio di essere una delle automobili più famose dell’intera storia Ford.

Foto: Roberto D’Ilario

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