Risiede da sempre in Italia una straordinaria testimonianza della tedesca Adler

Laura Ferriccioli

Rarissima e in forma perfetta, questa Adler è la migliore delle sole tre con motore a due cilindri arrivate ai nostri giorni

La splendida due posti di marca Adler raffigurata in queste foto è rimasta abbandonata per lungo tempo in un angolo finché un appassionato e scrittore di auto storiche l’ha scoperta negli anni Settanta. Era coperta da un fitto strato di polvere: nell’azienda in cui era parcheggiata, il cotonificio Olcese di Novara, nessuno se ne occupava. Anzi, era considerata un fastidio. Per questo, quando l’appassionato ha chiesto informazioni è stato subito accontentato senza la minima esitazione. “Ho chiesto tante volte al proprietario di venirsela a riprendere, ma non viene mai!”, si è sfogato all’epoca il manager della ditta. L’auto era di proprietà di un signore che si chiamava Ernesto Spalla. L’interessato all’acquisto si è reso conto di conoscerlo di vista, dato che era il padre di un suo amico, motivo in più per andarlo a trovare la sera stessa. Con il cuore in gola, sperava di procurarsi l’occasione della vita: le Veteran non solo in quegli anni erano ricercate dai collezionisti ma per lui sarebbe stata anche la prima storica in assoluto. L’affare si è concluso senza troppe lungaggini e si è rivelato tale per entrambi, con l’appassionato che è riuscito ad accaparrarsi la bella ancêtre per 50mila lire, più o meno la metà di uno stipendio mensile medio dell’epoca.

Ph. Lucia Potenza

Il ragazzo a sinistra nella foto di famiglia dei Conti Spalla è Ernesto, colui che ha ceduto la Adler al collezionista e scrittore che l’ha fatta restaurare negli anni Settanta

Testimone dello sviluppo industriale. Ernesto era l’erede dei conti Spalla di Cuneo, che hanno posseduto la vettura, detta anche “Doctorwagen” (“L’auto del Dottore”), sin da quando era un ragazzo. Quando è stata costruita era di fatto particolarmente adatta per professionsti e imprenditori che avevano necessità di una mobilità rapida. Infatti non è un caso che a quanto pare il primo acquirente, colui che ordinò la vettura alla casa madre, era un ingegnere impegnato nelle costruzioni. Il suo nome, Corrado Rossi, nato nel 1896 a Vaprio d’Adda, è riportato nella licenza di circolazione della Adler, come messo in evidenza nel documento con il quale un Ufficio Esportazione d’Arte e d’Antichità del Ministero della Cultura ha negato nel 2019 l’attestato di libera circolazione dell’auto. Dopo il collezionista e scrittore, che ha fatto restaurare la vettura in modo conservativo, con il massimo rispetto dell’originalità storica di ogni sua parte, l’esemplare è infatti approdato nel salone di un dealer, che probabilmente era interessato a vendere all’estero. Secondo il documento dell’Ufficio Esportazione, il veicolo è stato immatricolato per la prima volta nell’area di Milano, con targa “33 2248”, dato che, fino al 1927, le targhe italiane riportavano dei numeri al posto dei nomi delle province, e 33, appunto, corrispondeva al capoluogo lombardo. Tant’è che la motivazione per il diniego alla libera circolazione della Veteran è che “oltre che per rarità, tipologia, cronologia e buona conservazione, il veicolo riveste interesse come testimonianza delle fasi ancora iniziali dello sviluppo della motorizzazione civile in una delle province di più accelerata e consolidata crescita economico-industriale, dove l’attiva e numerosa famiglia Rossi di Vaprio d’Adda aveva sviluppato una vasta rete di rapporti professionali e matrimoniali con l’imprenditoria più attiva”.

Precisione teutonica. Secondo l’Ufficio Esportazione, il veicolo è stato immatricolato tra il 1909 e il 1910, una datazione che confermerebbe quanto sostenuto dall’Adler Motor Veteranen Club, e cioè che si tratta di una 5/8 HP costruita nel 1908-1909, o di una 5/9 HP del 1910, e non una 4/9 HP del 1907 come è stata omologata in Italia nel 1977. L’esemplare ha infatti un “motore a due cilindri in linea di 85x100mm – spiegano dal Club – mentre se fosse stata realizzata nel 1907 avrebbe dovuto essere una 4/8 HP con un motore bicilindrico a V”. La Adler è una casa automobilistica tedesca fondata nel 1886 a Francoforte sul Meno da Heinrich Kleyer con una produzione di biciclette. Si è dedicata poi alle motociclette nel 1899 e all’automotive nel 1900, fino al 1939. Nel 1905 sono stati i primi in Germania a produrre internamente tutte le parti dei veicoli e, tra le innovazioni meccaniche dell’epoca, adottarono sospensioni indipendenti e produssero motori e cambi in un’unica fusione.

Lo stemma dell’Automobil Club austriaco è ancora applicato in bella mostra sulla vettura, con l’aquila del logo in evidenza

L’aquila solitaria. Sempre a detta del Club tedesco, delle uniche tre del suo genere che si conoscano, questa Adler è la migliore. Le altre risiedono tuttora nella terra natìa, una presso un collezionsta di Berlino e l’altra al Traffic Museum Karlsruhe. In totale la produzione non dovrebbe aver superato i 25 esemplari. L’italiana”, che è ora nelle mani del suo sesto custode, ha riscosso per anni un buon successo ai raduni di Veteran cui ha preso parte con il suo terzo proprietario, l’appassionato che l’aveva fatta restaurare. Fra i tanti riconoscimenti ricevuti, ce n’è stato anche uno – ancora visibile sulla sua carrozzeria (v. foto) – da parte dell’Öamtc, ovvero l’Automobil Club austriaco. I membri dell’organizzazione automobilistica devono aver avvertito una certa familiarità con la vettura, e non solo per la comunanza linguistica con il costruttore ma anche per la figura riprodotta nel loro logo: un’aquila. Che è poi lo stesso affascinante rapace che in tedesco si chiama “Adler”.

Questo articolo è apparso anche nella Gazette of the Veteran Car Club of Great Britain

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