Gabriella Scarioni, la regolarità è femmina
La campionessa in carica spiega perché il cameratismo fra donne è vincente
Gabriella va di fretta, deve portare la Ghezzina dal meccanico. Al secolo, una Austin Mini HLE del 1982 con cui ha vinto il campionato di regolarità femminile Aci Sport nel 2020 con i colori della Scuderia Nettuno Bologna. E con la quale è di nuovo in pista in questa stagione. L’ha battezzata Ghez, con tanto di adesivo sulla fiancata, perché in milanese significa “ramarro”, anche se il suo colore metallizzato è tenue, un elegante verde mucillagine. Ma la campionessa, 62 anni, è un tipo atomico, esuberante. Piena di vita e anche molto spiritosa. Con le sue auto ha un rapporto quasi umano, le chiama tutte per nome da sempre: “Sono vive”, dice. Per l’altra Mini con cui gareggia, una rossa Cooper Innocenti, ha scelto invece una parola inglese, Fluke: “colpo di fortuna”. Dato che qualche anno fa ha comprato l’auto per soli 3500 euro, le sembrava un nome appropriato. E quando riprenderà il campionato Asi gareggerà con lei. “Prima del Covid ero nel campionato Aci Sport e partecipavo alle gare che mi piacciono di Asi, fra le quali ho vinto Eva al volante”, racconta. Poi ci sono i mezzi di tutti i giorni, compresa una Citroën chiamata Isaura, e due Porsche d’epoca, una 356 e una 911 del 1969. Queste ultime “le avevano comprate mio padre e mio zio”, racconta lei, milanese purosangue da sette generazioni. “Quando sono mancati ho cominciato a occuparmene io perché mia madre non se la sentiva. Sono la maggiore di tre sorelle e mi hanno tirata su un po’ alla maschietta”, sorride. Da lì l’iscrizione al suo primo club di auto storiche ad Arese e un bel giorno anche il primo approccio con la regolarità: “Ci sarebbe una garetta, vuoi venire?”, le hanno detto al club. “E io non sono certo il tipo che lascia le automobili in garage, per me sono fatte per essere usate”, precisa lei. “Poi le gare mi piacevano perché sono sempre stata un’agonista. Prima facevo equitazione ma quando è nata mia figlia sono dovuta scendere da cavallo. E allora cosa faccio?, mi sono chiesta”. La regolarità è arrivata al momento giusto.
Gli uomini? Simpatici, ma solo finché non li batti. “Tra l’altro è uno sport per lo più maschile nonostante secondo me sia molto adatto alle donne. Perché è di precisione e di calma. E, soprattutto, c’è quel minimo d’agonismo che non porta a velocità folli, quindi ci si può godere l’auto”, sostiene Gabriella. Anche per quanto riguarda il clima generale nell’ambiente, non ha dubbi: “Da donna sei coccolata. Almeno finché non superi gli uomini in classifica. Perché se ottieni risultati migliori di loro cominciano ad avere qualche problemino”, afferma sorridendo. “Una volta un tizio mi ha chiesto: “Come hai fatto?!”. Perché nel momento in cui arrivi in alto entri in competizione, c’è poco da fare”. Un altro episodio che non è sfuggito a madame è stato quando un signore ha cercato di sminuire la sua vittoria all’ultima gara del campionato dicendole che era una Top Driver solo perché ha vinto il femminile. “Al che io e la mia co-driver Ornella Pietropaolo ci siamo guardate e abbiamo detto: “Questo tizio non passa più davanti a noi” e infatti poi nei punteggi lo abbiamo lasciato sempre dietro”, ricorda Gabriella divertita.
Lotta fra avversarie. E tra donne come va? “C’è molta rivalità ma sempre anche molta amicizia. Ci si aiuta. Ad esempio, se vediamo qualcuna che imbocca una strada sbagliata diamo dei colpi di clacson per richiamarla. Noi diciamo “amiche e rivali per sempre”. Del resto non si vincono soldi, non si vince niente, e anche come campione italiano non sei nessuno. Per dire, non è arrivata la Nike a chiedermi una sponsorizzazione, non è arrivato il Presidente della Repubblica a celebrarmi!”, sottolinea scherzando. Nel campionato italiano Aci Sport gli equipaggi femminili sono sei, per dieci gare. “L’anno scorso con la pandemia non si pensava neanche di farlo, il campionato, ma appena hanno riaperto, a maggio, quelli che di solito erano 50 equipaggi sono diventati 100 perché tutti avevano voglia di tornare alla normalità. La prima e la seconda gara sono andate bene poi alla terza siamo arrivate seconde e infine ad Avellino abbiamo vinto lasciando gli altri equipaggi indietro di una decina di punti. Quest’anno ci riproviamo, abbiamo già fatto cinque gare e ne mancano quattro perché una è cancellata. L’intenzione è di vincere anche stavolta ma c’è lotta, ho ottime avversarie e non è detto che ce la faremo. Al momento siamo pari con un altro team”.
Gioco di squadra. E chissà se la campionessa si allena assiduamente. “Prima delle gare faccio magari una trentina di tubi durante la settimana. C’è gente che ne fa un centinaio, io non riesco, mi annoio. Vado a Corsico nel parcheggio della stazione dove non c’è mai nessuno. Ho fatto amicizia con polizia e carabinieri, perché tutti vengono a chiedermi che diavolo sto facendo… (ride). Metto uno, al massimo due tubi, e giro intorno. Poi quando vedo che si alza la temperatura dell’auto, smetto”, scherza. Adesso però deve proprio scappare, rischia di far tardi in officina, non sia mai. Perché attenzione, “le gare si vincono in quattro”, ci tiene a precisare: “Driver, co-driver, auto e meccanico”.
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