Le anteguerra del “Conte Ruggine” continuano a viaggiare
Con orgoglio e dedizione Elena di Tocco, figlia del conte Felice, porta avanti la passione del padre per i motori più remoti della storia. Spesso insieme alla prossima erede
Il conte Felice di Tocco era uno di quei personaggi che sembrano usciti da un film. Fiorentino, mancato nel 2019 a 95 anni, rappresentava un punto di riferimento per gli appassionati che da tutta Italia gli si rivolgevano per avere consigli su auto anteguerra da restaurare. È stato di fatto uno dei primissimi a collezionare automobili nella Penisola e, quando è stato fondato l’Asi (Automotoclub Storico Italiano), nel 1966, lui c’era.
Parola d’ordine, conservare. Ha passato una vita intera con le mani nei motori, che erano la sua grande passione, ed era capace di industriarsi con successo nei modi più imprevedibili e con mezzi di fortuna per risolvere qualsiasi guasto che poteva capitare per strada, come tanti gli hanno visto fare per anni ai raduni. Era persino nata nell’ambiente l’espressione “alla di Tocco” per indicare il fai da te ingegnoso del “Conte Ruggine”, come era affettuosamente soprannominato visto il suo amore per le auto antiche. E guai se erano rifatte: è stato uno dei primi sostenitori del restauro conservativo, il conte di Tocco. Sistemava e conservava, non sostituiva. In effetti, la sua ben conosciuta OM 465 Corsa del 1918-19 (motore a 4 cilindri, 1300cc) è di un fascino ineguagliabile, pare stare in piedi grazie agli adesivi sulle fiancate.
L’Itala della Pechino-Parigi. La racer della Officine Meccaniche è un’auto molto conosciuta, il proprietario l’ha portata in cinquant’anni di eventi e manifestazioni d’auto storiche. “La chiamo La Gloriosa, perché nei primi anni Venti il modello ha vinto con Giuseppe Morandi al Circuito del Mugello a una media di 90 all’ora”, rivela l’unica figlia del conte, Elena, che sa guidare da sempre tutte le auto nel prestigioso garage del padre. Come la Itala 45 HP, forse la più famosa tra le amate del conte, la Fiat da corsa Tipo Due, la Tipo Zero Spider, la 501 Torpedo carrozzata Viotti e Tolfo, la Lancia Augusta su disegno di Mario Revelli di Beaumont, la Balilla Coppa d’Oro e la Kübelwagen della Seconda Guerra Mondiale. Più che un garage, insomma, un museo: con preziose testimoni del progresso tecnologico automobilistico. Elena le conosce a fondo, il papà ha fatto da scuola anche a lei, oltre che a tanti collezionisti in erba. Anche se… “La OM gliel’ho fusa due volte, a dire il vero: prima il mio ex marito, poi io! Mio padre ha sempre tirato giù e risistemato il motore”.
Pronti con la terza generazione. Sono un’infinità i raduni ai quali Elena ha partecipato con “il babbo”, come si dice in Toscana, sin da quando era bambina. E ora, da un paio d’anni, continua a far uscire lei La Gloriosa, spesso insieme alla figlia Claudia, 30 anni. “Però quando ero con mio padre ai raduni scendevo dall’albergo e lui mi faceva trovare l’auto già in moto: salivo, partivo e non dovevo fare altro. Mentre adesso devo gestire tutto da sola, è un po’ più complicato. Non so se dirlo ma… spero che lui mi veda”. In effetti, nonostante i costi e il filo da torcere, si capisce che mantenere vive le auto che ha, sue dall’infanzia, è qualcosa che a Elena riempie il cuore. In più si diverte: per le storiche il conte le ha trasmesso l’interesse, il piacere di occuparsene. Ed è riuscito a passarli anche all’unica nipote, che ha voluto prendere il cognome di Tocco affrontando uno sfiancante percorso burocratico durato due anni: un segno di affetto e di gratitudine commovente. “Per il suo nonno”, enfatizza Elena.
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